BRASIL



O TEMPO E' NOSSO!!!!!!!!
14 novembre → 14 dicembredal RIO a RIO!
Sembra ieri che, dopo un viaggio interminabile di quasi 48 ore siamo sbarcati in Brasile e in effetti è già da un mese che ci incantiamo, abbronziamo, esploriamo questo stato-continente, immenso, vario, contraddittorio, affascinante e decisamente diverso dalla Bolivia e dal Perù da cui arriviamo...
...ma andiamo con ordine... un viaggio interminabile e multiforme ci ha portato da Cochabamba a Santa Cruz de la Sierra: prima montagne, laghi alpini, picchi poi una discesa interminabile verso la foresta, percorrendo un canyon lungo con la vegetazione che cambiava a vista d'occhio, e il caldo che cresceva; poi una grande pianura con fiumi, piante, bambini a puccio nell'acqua e finalmente Santa Cruz. Qualche ora di attesa, l'ultima economicissima hamburguesa con cerveja e poi il grande volo. Partenza ore 3.40 am, attesa snervante a Sao Paulo, da cui si parte alle 17 per giungere ad Macapà alle 23.30 dopo tre scali. Stanchi morti, ringraziamo Anna e Adriana che sono ad attenderci e, apena arrivati a Santana, crolliamo sfiniti a letto... fino al mezzogiorno successivo. Con grande imbarazzo ci presentiamo a pranzo, ed è subito casa! Saranno due settimane di coccolage e cura che i nostri angeli custodi Antonietta, Eline, Anna e Adriana ci dedicheranno, accogliendoci con grazia e semplicità. Condivideremo insieme pranzi e cene, piatti brasileiri ed italiani, pizza e farinha, pane e caipirinha, torte e succhi, preghiere quotidiane in cui ringraziare per tutto ciò che stiamo vivendo, momenti leggeri e momenti profondi, risate e lacrime. Tutto condito da un ritmo quotidiano che ti consente di sederti, dondolare sull'amaca, perderti ad inseguire un camaleonte che vive nel giardino, leggere, inseguire su internet per ore un volo low cost per Rio de Janeiro, conversare con i propri cari, accompagnare le sorelle nella loro quotidianità nel centro Pè Luiz Monza.
È un centro di educazione e accompagnamento per le gestanti e i bambini fino a cinque anni di età; nella sostanza si traduce in un laboratorio per esami, attività di informazione ed accompagnamento al parto, taller per la preparazione del corredino del bimbo, farmacia per distribuzione gratuita di medicinali, controllo del peso e dello sviluppo psicomotorio del bambino. Il tutto completamente gratuito, in un bairro popolare di Santana.
Ci riscopriamo anche abili incartatori di pacchi di Natale, per non farci mancare quest'attività che quest'anno pensavamo di avere scampato (selezioniamo e prepariamo i regali per 250 bambini del centro, i cui genitori sono stati costanti ed attenti negli appuntamenti di controllo e visita e dunque vengono premiati) sarti di un'importante griffe italiana (prepariamo costumi e gingilli per la recita di Natale dei figli dei dipendenti) traduttori multiformi (aiutiamo Adriana, prossima alla tesi in Scienze dell'educazione, nella traduzione degli abstract della tesi e del tirocinio dal portoghese all'inglese e siamo i primi a stupirci quando il professore le fa i complimenti) veri uomini e donne dei boschi, raccogliendo cocchi, manghi, mamao a colpi di machete.
Tre piccole perle da segnalare nelle due settimane amapine:
  • Janete, cuoca tuttofare che lavora con le irmaes, ci organizza una gita sul Rio delle Amazzoni, o meglio su uno dei suoi innumerevoli canali che sboccano nell'oceano, portandoci a conoscere le fasi di lavorazione della mandioca. È questo un tubero miracoloso, dal quale si ricavano alimenti come farinha e tapioca, una specie di brodaglia collosa per cucinare la zuppa di pesce, e altro cibo dalle foglie cotte una settimana per toglierne tutto il veleno. Proviamo l'emozione di cogliere un ananas dalla pianta e mangiarlo subito, dolcissimo, e di guidare la lancia sul Rio, con tanto di delfini di fiume che fanno capolino. Janete ci svela anche i segreti dell'açaì, questo alimento che è orgoglio nazionale e nutrimento per tutti. Avete in mente quelle bacche nerastre che ogni tanto si vedono sulle palme? Ecco della palma, come ogni vegetale brasileiro, si usa tutto: copertura delle bacche per fare l'açaì, bacche stesse che diventano semi per collane o concime, foglie per fare tetti, tronco come legno, rametti per fare scope e affini.
Week-end da sogno nella casa di legno sulle rive del grande fiume, gentilmente offerta per noi da Clarisse, una ricca focolarina amica di Antonietta, con questo cottage da film americano, con tanto di manghi che piovono dal cielo, amache per dondolare sul terrazzo e piscina. Ci prendiamo tutto il tempo necessario per leggere, scrivere, riposare, passeggiare, giocare a carte, fare il bagno nel fiume e in piscina. Non fosse questo già abbastanza, la “vecchia Clarisse” ci porta pure torta per colazione e tortino di camarao (gamberi di fiume) con riso per pranzo. Uniche note stonate un trio di terribili cani che di notte sorvegliano la tenuta e che ci impediscono di gustarci il cielo stellato e un esercito di assatanate zanzare che ci fanno compagnia e abusano di noi nella notte. In segno di riconoscenza, torneremo qualche giorno più tardi portando in dono una supercrostata con cremapasticcera, opera maxima del SignorMatti, e in segno di grande apprezzamento la Clarisse ci regala un'agenda del 2012: non c'è speranza di finire in pareggio!
Il vero segreto della caipirinha brasiliana, svelatoci da irma Eline: il tutto sta nel prendere il lime, tagliarlo a spicchi e poi... NO NON SCRIVERLO! Vi toccherà di venire ad assaggiarlo direttamente a casa nostra al ritorno!
E per non perdere lo spirito del nostro viaggio, e non dimenticare le contraddizioni di questo grande magico paese, ci scappa pure una visita pomeridiana alla Casa di Hospidalidade di Santana, struttura che accoglie un sacchissimo di bambini: un gruppetto di una decina di bimbi da zero a tre anni in attesa di adozione, una sessantina di fanciulli da tre a dodici allontanati dalle famiglie di origine e con un futuro incerto (tra questi una bimba di tredici con suo figlio duenne) e altrettanti minori e adulti disabili fisici e psichici, per i quali il futuro è invece all'interno della struttura sine die, in quanto sono senza nessun familiare disposto a prendersene carico. Tutto questo gestito da tre suore dell'ordine di Marcello Candia e una manciata di educatori, assistenti e personale di servizio. Incredibilmente si respira comunque un aria di serenità, accoglienza e lento scorrere del tempo, anche se una certa tristezza vela i nostri sguardi.
A malincuore e con commozione, la notte del 30 novembre salutiamo le piccole apostole e voliamo a Salvador de Bahia, battendo il record mondiale di voli spezzettati. Nel giro di 10 ore facciamo scalo a Belem, Fortaleza e Recife arrivando a Salvador de Bahia alle 14,dopo quattro decolli e altrettanti atterraggi con 2 simpatiche ore di ritardo.
Con lo stomaco sottosopra e il duodeno rivoltato, sbarchiamo e ...non troviamo nessuno ad accoglierci. Dopo un'oretta di attesa, telefonate scroccate e ipercontrollo a sei occhi dei bagagli – c'è in giro un sacco di gente poco raccomandabile, tipo Teo Racchini o giù di lì :-) ecco palesarsi un abito suoresco: è irma Claudia, invecchiata nel fisico ma non nello spirito. Dopo un giro per Mata Escura, una sosta all'ipercentrocommerciale che nel 2006 era solo un pensiero metafisico, un saluto ai bimbi e alle mamme di una delle casa di accoglienza, eccoci nella nostra residenza bahiana: una bella casa, nel mezzo del bairro di Abaetè, a 15 muniti a piedi dalla spiaggia di Itapoà – ve la ricoradate Ale e Lori? Niente male!
Ah, con noi vive anche Mario, nipote barman di suor Claudia, alla ricerca di se stesso, di lavoro, di gnocca, di ritrovarsi, di perdersi... e con l'obiettivo di ronzare attorno alla zia e alle sue attività nelle case di accoglienza per ragazze. Chi ha orecchie per intendere intenda...
L'esperienza Brasileira si rivela ciò che è giusto che sia: sorpresa, sconvolgimento di aspettative e riserva infinita di novità...
Infatti, a Santana non eravamo mai stati, conoscevamo solo una sorella che aveva lavorato a Bosisio con Matteo, non sapevamo bene che saremmo andati a fare (pensavamo che, come tutti i centri della Nostra Famiglia, anche questo si occupasse di ragazzini disabili): ne abbiamo portato via mille incontri, tanto ascolto, tanta pace e relax e una forte testimonianza di vita comunitaria.
Di Salvador invece entrambi avevamo qualche ricordo e altrettanti pensieri e immaginazioni: crescer di bimbi in cui dare una mano, comunità di ragazze adolescenti con cui fare chiacchierate, laboratori, attività, un barrio di favelas in cui vivere e da esplorare con attenzione e discrezione, e qualche pausa per un bagno o un giro in centro.. Siamo arrivati giusto per la fine dell'anno scolastico e in un momento molto difficile di cambiamento e nuovi ingressi nella comunità, mentre altre persone già vivevano in una Mata Escura molto differente (più moderna, con mega supermercato e nuove costruzioni). Non per questo le 2 settimane bahiane non sono state indimenticabili! Infatti dalla nostra casetta tra Itapuà e Abaete abbiamo potuto gustarci la vita “schizofrenica” di un quartiere super popolare, ma che appena girato un incrocio, si trasforma nel paradiso dell'animale da spiaggia. Abbiamo girato di più la città di Salvador, ci siamo gustati l'alba e tramonti da fari e punti diversi e lontanissimi, abbiamo trascorso qualche pomeriggio in spiaggia con 2 bimbe senzamamma della comunità mammabambino, abbiamo camminato tantissimo negli angoli e quartieri più lontani, vivendo un'esperienza di timore e disagio che non ci è famigliare e che ha preoccupato soprattutto il SignorMatti, l'uomo più fiducioso nell'uomo e aperto all'incontro del creato. Abbiamo fatto del sano shopping, ma trascorrendo solo 35 minuti dentro al Mercado Modelo (e chi ci è stato sa che è un'ottima quasi ineguagliabile prestazione). Siamo stati a Mata Escura a dare una mano alla padaria “Boa Esperanca”, la panetteria del Centro do menor dove operano le irmas. E la cosa sconvolgente è che una milanese doc e uno di adozione sono arrivati fino in una favela del sudamerica per … IMPARARE A FARE I PANETTONI!!! ebbene si, amici cari, la padaria doveva produrre e confezionare 10.000 panettoni per associazioni, scuole e enti di tutta la città e la squadra da 3 ovviamente da sola non ce la faceva. Abbiamo fatto una dura gavetta: all'inizio ci affidavano solo l'incarico di insacchettare, chiudere col fildiferro e impilare; poi, quando hanno verificato le nostre innate capacità, addirittura ci hanno permesso di impastare, plasmare e infornare! Apoteosi il 6 dicembre è arrivata una tv locale a intervistare i panettieri e fare propaganda a questa iniziativa … e ha intervistato e inquadrato anche noi! Andremo in onda la mattina di Natale alle 7 ma non saremo in Brasile a vederci.
Rivediamo alcune persone che ci avevano accompagnati già nel 2005 e 2006, in particolare Michele, una ragazza cresciuta nella comunità del centro do menor, poi diventata aiuto educatrice, che ora si sta laureando in pedagogia, lavora come maestra, vive a Itapua con Jeuton e la cagnetta kiara e, ogni tanto, prende “in affido” Jamile, una tostissima 15enne della comunità. Con loro siamo stati una giornata in spiaggia, a cena insieme, con doppie specialità italo brasilere ed è stato molto piacevole chiacchierare di vita quotidiana, storia bahiana e fatiche educative.
Inoltre cominciamo a mettere a frutto gli insegnamenti da barman di sorella Eline, confezionando una Caipirinha meglio dell'altra, arrivando anche a battere il buon Mario, ma non diciamoglielo...

E dopo 2 settimane bahiane, viene il giorno o meglio la notte di ripartire... destinazione Rio de Janeiro! Un viaggio che già in sè è il risultato di almeno 5 notti e un paio di pomeriggi passati a lottare con alcune compagnie lowcost brasiliane via web, ma alla fine, grazie alla mitica Antonietta che ci ha pure trovato un alloggio gratis, ce l'abbiamo fatta ad avere il nostro biglietto per Rio...

I 5 giorni a Rio, nel nostro immaginario, si traducevano in, all'inizio compagnia con Marco e Matteo, poi sole, spiaggia, oceano, onde, pesce, tramonti, magari camera vista mare … insomma bikini e gambe sotto il tavolo! … ma come abbiamo capito fin dall'inizio … il Brasile esiste per stupire … e così è stato anche a Rio.
Anzitutto dopo l'atterraggio con un'alba mozzafiato, il cielo ha iniziato a velarsi; poi, dopo un discreto viaggio in taxi nel traffico carioca con il ladro-taxista Juan (che ci ragguaglia sul meteo che dà pioggia tutta settimana), arriviamo dalle suorine di Gesù ecucaristico, uno sconosciuto ordine procacciatoci dall'Antonietta. Le suorine, di tutt'altro stampo delle precedenti (abito perfettamente curato e sempre indossato, gran casa con ogni comfort, atteggiamento superservizievole..)ci accolgono con colazione fumante, cameretta tutta per noi con bagno e un super sorriso.. La squadra prevede al comando Simone, leader indiscusso, sorridente e centralista, Viviane, in cucina, sorridente ma che ha paura anche della sua ombra, Liviane alla chitarra, sorridente musicista col mito dell'Italia e Serafina sul divano, 80enne pugliese un po' acciaccata, ma solare e chiacchierona. Stanchi morti ci buttiamo a letto e ci risvegliamo giusto … per l'ora di pranzo. Nel pomeriggio usciamo dal letargo e proviamo ad andare in “centro” alla ricerca di una cartina e una guida (le suorine pare non siano mai uscite dal quartiere). E qui scopriamo una prima caratteristica di Rio: è gigante e trafficatissima! Ci impieghiamo un'ora abbondante per arrivare su un vialone che ci spacciano come centro. Seconda scoperta: Rio non ha un centro propriamente detto, ci sono zone più o meno turistiche, più o meno interessanti, con più o meno edifici storici ecc. Recuperiamo una cartina e una guida Lonely all'ufficio del turismo (il signor Lonely ha fatto una guida di Rio gratuita) e iniziamo a visitare qualche via e piazzetta della zona. Nel frattempo il cielo plumbeo inizia a scaricare acqua a manetta … ma non eravamo a Rio? Ci imbattiamo così nella Chiesa della Candelaria, la più antica o quasi della città ( non aspettatevi ovviamente resti romani), dove, un'ora dopo, ci sarebbe stato il granconcerto di Natale della marina brasilera: un po' per la pioggia e un po' per la curiosità e l'ambiente molto suggestivo, seguiamo il consiglio della vecchietta e prendiamo posto, in maglietta e braghetta, vicino alla creme della città, agghindata da grandi occasioni. Il concerto è davvero splendido, ci fa iniziare a pensare al Natale, ci fa cullare e asciugare in un clima un po' da fiaba. All'uscita la pioggia è diminuita, il traffico no. Quindi tentiamo una strada diversa per tornare a casa.. la metropolitana! Effettivamente risparmiamo una ventina di minuti, ma non siamo mai stati così tanto stipati in un luogo nella nostra vita (ma tipo che non riuscivi ad alzare il braccio, girare la testa per guardarti in faccia o vedere a che fermata eri). Finalmente arriviamo a casa superaffamati, speravamo negli avanzi di polloarrosto del pranzo e invece ci tocca presunto (il prosciutto locale, presunto di nome e di fatto) e fortunatamente una provola di chiara provenienza pugliese. L'indomani il tempo non promette nulla di meglio e così puntiamo ancora una volta sulla Rio culturale: passeggiata al convento e quartiere di Santa Teresa, molto bello, in collina con uno splendido Parque das Ruinas con mostra Pop e Popular, binari del tram come guida e visita alla Biblioteca Nazionale. Il terzo giorno ci sveglia uno splendido sole: partiamo presto e belli carichi alla volta del Corcovado, dove si staglia Il Cristo Redentore, una delle meraviglie del mondo, che abbraccia la città. Il Cristo ripaga dell'attesa e della spesa: in sé non è un granchè come costruzione (è uguale a quello di Cochabamba), ma la spettacolare veduta su Rio è impagabile!
Il sole resiste e noi ne approfittiamo per realizzare il secondo classico sogno carioca: un bagno a Ipanema! Ok, per oggi siamo soddisfatti … accogliamo anche con un sorriso la carica di tuoni e fulmini che accompagna un temporale epocale. Anzi, ancora meglio, scoviamo un luogo straromantico e panoramico da cui gustarci l'impeto della natura: il mirante da paz, un ascensore/belvedere, nato per collegare il quartiere di Ipanema con la favela Cantagalo, ma corredato da due torri che permettono di contemplare tutta quella parte della città. Ci sentiamo ancora una volta in una fiaba, come i principi sulla torre del castello, soli e con la colonna sonora della pioggia sul tetto... Finisce il temporale ma non l'idillio: infatti riusciamo a gustarci un tramonto strepitoso dal morro Aproador, che separa Ipanema e Copacabana: qui usa salutare la posta del sol con un applauso (meritatissimo). Neppure l'anonimo e gommoso toast che troviamo ad aspettarci al rientro può rovinare questa giornata!
Anche sabato promette bene e così cominciamo la giornata con una passeggiata nel meraviglioso giardino botanico, dove, tra scimmie e orchidee, tra colibrì e foresta, piante officinali e secolari Paò Brasil, trascorriamo una bucolica mattinata. Ci siamo accorti in questi giorni che Rio è molto piacevole e meno caotica da esplorare a piedi e così dal giardino arriviamo fino a Copacabana, costeggiando un lago e attraversando un bel parco. Copacabana, un altro classico della città carioca: incredibile come riesca ad essere piena di gente senza sembrare affollata, permettendo a ciascuno di godere appieno di spiaggia e onde, di passeggiare sul lungomare (pavimentato di un mosaico che richiama le onde dell'oceano), di gustarsi uno spiedino di camaraò sulla spiaggia, leggere, rosolare, giocare a beach volley, beach soccer o a racchettoni … ce n'è per tutti i gusti! Alle 16 arriva l'ormai quotidiano compagno temporale, sempre più torrenziale, ma noi non ci scomponiamo e ripieghiamo sull'ennesimo appuntamento culturale: concerto natalizio del duo Jade (arpa, arpa celtica, oboe e flauti vari) al forte di Copacabana, dove ci scappa addirittura un “tu scendi dalle stelle”! … ed è subito casa …
Domenica, ultimo giorno carioca e … 6 MESI DI MATRIMONIO! Passeggiata a Copacabana, shopping per gli amici tra milioni di bancarelle, qualche minuto di capoeira, una rapida occhiata al Maracanà in restyling premondiali e poi a casa presto per cena di festeggiamento e saluto organizzata da noi: SciurEmi Pizza e Bolo del signorMatti! Le suorine si sciolgono un attimo, la Liviane è in brodo di giugggiole e la Serafina si commuove davanti al panzerotto. La serata continua con un nuovo concerto ma questa volta casalingo: Liviane alla chitarra, SignorMatti al charango e tutti gli altri voce e percussioni … peccato che il repertorio spaziasse solo dalla Pausini a Ramazzotti … fortunatamente riusciamo a passare a musica locale ed è davvero divertente vedere le suorine animarsi e trasformarsi appena Liviane attacca un samba!
Una brevemaintensaBuonanotte e … si riparte! Atè logo Brasil, grazie di averci sconvolto e stupito, abbronzato e lavato …

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